La soluzione: elementare Watson
! Scegliere uno stile di vita il più possibile naturale, con una scelta di cibi
appartenenti alla nostra cultura (basta con il salmone, lasciamolo ai popoli
del Nord Europa) e integrando l’attività fisica proprio come ci insegnano le
molteplici iniziative di promozione alla salute. Uno studio uscito sul New
England Journal of Medicine ha dimostrato che la dieta mediterranea a base
di pasta, cereali, di olio di oliva,
legumi, pesce, frutta e verdura protegge dalle malattie cardiovascolari.
E lo fa anche quando non riduce il peso corporeo. Quindi un successo, se si
pensa che queste malattie costituiscono ancora la principale causa di mortalità
nei paesi industrializzati. Ma la considerazione ancora più importante è che la
parola dieta non significa solo “comportamento” che deve far perdere peso, ma
qualcosa che aiuta a stare in salute. E mangiare alla mediterranea significa
rifiutarsi di essere “un mangiante omologato-globalizzato”, e quindi di evitare
cibi industriali trasformati.
Quello che mangiamo non è solo il
frutto della nostra libera scelta, ma dipende in buona parte da fattori
culturali, religiosi, sociali ed ambientali. La varietà e la molteplicità di
tali fattori fa sì che le abitudini alimentari umane siano differenti nel tempo
e nei luoghi e che le scelte e i gusti alimentari di un popolo possano spesso
essere diversissime rispetto a quelli di un altro dissimile per cultura. Nasce così negli anni ’50 il termine
“Dieta Mediterranea” coniato dal medico e fisiologo statunitense Ancel Keys
professore presso l’Università del Minnesota. Il modello alimentare
della Dieta Mediterranea proposto da Keys e dagli altri studiosi non è
solo un tipo di alimentazione, ma un vero e proprio stile di vita.
Equilibrata perché non sbilancia verso un unico tipo di alimento, come
invece avviene per la carne e i suoi derivati (pensate a quanta bresaola c’è
nella dieta Dukan), come invece avviene nella cultura alimentare odierna (e
quindi nei grassi) e povera perché era l’alimentazione principale dei contadini
e dei pescatori, ma soprattutto perché gli alimenti che la caratterizzano non
sono costosi, variano a seconda dei naturali cicli stagionali, la loro
preparazione è semplice e sono di facile reperibilità per l’alimentazione
quotidiana. La dieta mediterranea è un insieme di conoscenze, di competenze che
vanno dal paesaggio alla tavola. Un regime alimentare ricco di fibre, legumi, e
cereali integrali, con basso indice glicemico, con un consumo contenuto di
carne rossa e insaccati e una preferenza per il pesce (ma non il salmone, che
di mediterraneo non ha nulla) azzurro. I condimenti della dieta mediterranea sono le tante
erbe aromatiche, appunto, mediterranee, che consentono di ridurre l’utilizzo
del sale. E poi un buon olio extravergine di oliva, ricchissimo di
antiossidanti. E alla base tanta verdura fresca e frutta rigorosamente di
stagione. Da sottolineare che la dieta mediterranea prevede ritmi di
vita più slow, la preparazione dei pasti quindi meno stress e maggior felicità. Il
cibo è cultura, quando si prepara e si consuma. E’ il frutto della nostra
identità ed è un forte strumento per esprimerla e comunicarla.
Si astengano dunque i fanatici
delle diete, “gli ingurgitatori” di bresaola alla Dukan, o i calcolatori dei
blocchetti della dieta Zona. La dieta mediterranea non è una dieta. O meglio,
non è una dieta secondo il significato che oggi si dà alla parola. Del resto,
lo studioso Ancel Keys diceva: odio le diete!
Dott.ssa M.L. Bacosi biologa nutrizionista
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